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L’amore al tempo del lavoro flessibile

Aldo di lavoro monta la quinta lama del rasoio Sradicator. Stefi, invece, prende gli ordini per un elettrostimolatore o le prenotazioni per i taxi di Antananarivo, indifferentemente, a seconda dei clienti ingaggiati dal call center che la impiega. Nonostante ciò, si amano e cercano spiragli per una normale vita insieme.

Umoristico.
Lunghezza: 13.845 battute. Tempo di lettura: 10′.
Stato: inedito su carta. I diritti sono disponibili.

Deposito legale: Patamu Registry.

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Leggi le prime mille parole del racconto

Aldo di lavoro montava la quinta lama del rasoio Sradicator. La concorrenza spietata nel settore aveva via via sospinto i rasoi monolama nei musei archeologici, quelli bilama nelle retrospettive di design industriale e i trilama a impolverarsi accanto a pinne, maschere e boccagli nelle rivendite aperte solo d’estate nelle località di mare. L’ancor fresco dominio dei quadrilama era stato rotto dallo Sradicator, divenuto padrone del mercato giungendo a quota cinque.
Lo Sradicator era un prodotto Dalai Lame. Il contratto di Aldo con la Dalai era di collaborazione coordinata e continuativa. Questo faceva di lui un lavoratore cococò che grazie al suo contratto poteva confrontarsi con la realtà d’impresa e acquisire una professionalità che gli avrebbe assicurato la possibilità di collocarsi con successo nel mercato del lavoro alla scadenza del suo contratto. Glielo aveva detto il Capo del Personale durante il colloquio di assunzione.
Stefi di lavoro rispondeva al telefono qualsiasi cosa domandassero. A seconda dei contratti ottenuti, l’azienda che l’impiegava incaricava Stefi di prendere gli ordini per un elettrostimolatore o le prenotazioni per i taxi di Antananarivo o quel che fosse. Pur essendo impiegata dall’azienda che per attività aveva quella di far rispondere al telefono, Stefi non lavorava per l’azienda che l’impiegava in quanto l’azienda stessa prima di impiegarla telefonava a un’altra azienda che rispondeva al telefono dicendo sì ce l’abbiamo o no non ce l’abbiamo alle aziende come quella dove poi la Stefi andava a rispondere al telefono e questo perché l’azienda che diceva sì o no aveva per attività quella di farsi dare la disponibilità delle persone come la Stefi a farsi impiegare dalle aziende che telefonavano per sapere se era sì o se era no per il tempo che a queste aziende gli servivano persone come la Stefi che aspettavano una chiamata per dire sì all’azienda che così poteva dire sì ce l’abbiamo. E se di tutto questo non avete capito un’acca la colpa non è certo di chi scrive questa Storia. Fatto sta che quell’acca faceva di Stefi una lavoratrice coqucà, collaborazione quando capita.
Quando non lavorava, Aldo ogni tanto guardava la TV. Più di tutti gli altri lo divertiva una trasmissione a premi. Vinceva il concorrente che la sparava più grossa senza scoppiare a ridere. Una volta aveva perfino pensato di presentare la domanda per partecipare ma, casualmente, venne a sapere che lo aveva fatto anche il Capo del Personale. Consapevole di non poter competere, Aldo rinunciò.
I genitori della Stefi erano pensionati e sempre un po’ in pensiero per quella figlia che vedevano uscire a orari diversi ogni settimana, se usciva. Stefi aveva provato a spiegare che le telefonate per gli elettrostimolatori arrivavano quando c’erano le televendite in televisione mentre le chiamate per i taxi in Madagascar si concentravano intorno agli arrivi e partenze dei voli internazionali. Per i suoi genitori, però, questo rimaneva difficile da comprendere. Stefi leggeva spesso una domanda negli occhi di suo padre, che poi era quella stessa che si poneva lei. Così, qualche volta, rispondeva a quello sguardo dicendo con dolcezza: “È un lavoro, sicuro.”
Aldo si riteneva un fortunato. Già in dodici occasioni, ogni volta pieno d’ansia, era andato a ritirare l’ultima busta paga ma, tutte le volte, il Capo del Personale prima gli aveva dato la busta, poi lo aveva guardato dritto negli occhi per dirgli finalmente: “Non tema, riassunto.” La Stefi, invece, già in dodici occasioni era stata chiamata dal Human Resource Manager del call-center che, dopo averle parlato per un quarto d’ora, le aveva detto: “Riassumendo, lei è licenziata.”
Aldo al quattordicesimo contratto semestrale e Stefi affittata per cinque settimane andavano al lavoro con lo stesso treno. Da principio non si notarono neppure, poi ci fu il colpo di fulmine, la linea ferroviaria fu interrotta per i lavori di riparazione e per alcuni giorni i pendolari dovettero usare il collegamento automobilistico sostitutivo. Sull’autobus si stava pigiati come sardine, per di più senza trovare il giornalino gratis sui sedili. Come capita a volte, però, quella situazione difficile ebbe anche dei risvolti positivi. Uno di questi furono Aldo e Stefi che in piedi accanto e senza giornalino si trovarono a scambiarsi sguardi, sorrisi sempre meno incerti e parole sempre più affettuose. Per farla breve, nacque un nuovo amore.
A questo punto la situazione era la seguente: la Stefi ondivagava fra diso e occupazione mentre Aldo, al quattordicesimo semestre di lavoro e per di più consecutivo, si concedeva il lusso di essere ottimista. Alla domanda che in Dalai di nascosto dall’azienda serpeggiava tuttavia fra gli addetti alla produzione, domanda riguardante chi avesse abbastanza guancia da usare le cinque lame dello Sradicator senza al contempo radersi pure i pettorali (cioè: quanto mercato c’era per quel megarasoio?), Aldo si rispondeva che le vendite finora parlavano da sole ma che il fatto più importante, alla fine, fosse un altro: un rasoio a sei lame non aveva spazio. Questo avrebbe impedito a lui e ai suoi colleghi di aver la stessa sorte dei lavoratori che avevano faticato per le aziende concorrenti, via via assunti con contratto a tempo indeterminato, a tempo parziale, a tempo determinato e con contratti biennali di formazione. Ad ogni nuova lama aveva corrisposto un tipo di contratto ed oggi li potevi vedere assieme, rasoi e lavoratori: i pensionati del tempo indeterminato nei musei archeologici, gli ex part-time nelle retrospettive di design industriale e i reduci del tempo determinato a impolverarsi accanto a pinne, maschere e boccagli nelle rivendite aperte solo d’estate nelle località di mare. Quelli assunti con contratto di formazione stavano accanto ai grandi scatoloni coi quadrilama che nessuno usava più. Qualcuno aveva rotto gli scatoloni per farne dei cartelli con scritto sopra FABBRICA OCCUPATA. Qualcun altro aveva rotto gli scatoloni per farne dei cartelli con scritto su NOI NO.